COMUNICATO STAMPA COMUNICATO STAMPA COMUNICATO STAMPA

ORGOGLIO NEL RIFIUTO DI UCCIDERE

Mehmet Tarhan è libero!

Mehmet Tarhan, l’obiettore di coscienza gay curdo, è stato rilasciato dalla prigione militare il 9 marzo.  La Corte Militare di Cassazione ha decretato che è stato punito abbastanza per il suo “reato”.  Il suo reato è rifiutarsi di uccidere.

 

Il Sig. Tarhan era in prigione del 9 aprile 2005 a scontare una sentenza di quattro anni.  L’esercito turco ha tentato di spezzare la sua resistenza usando abusi e torture.  Mehmet Tarhan è stato spesso messo in isolamento e ha fatto due volte lo sciopero della fame per ottenere la parità di trattamento con gli altri detenuti. 

 

Dopo la sentenza del tribunale, Mehmet Tarhan è stato portato all’ufficio reclutamento dove gli è stato ordinato di presentarsi alla sua unità militare.  Ha rifiutato di ubbidire ed è andato invece a casa dalla sua famiglia.

 

“E’ importante potersi toccare e mantenere la comunicazione.  Durante questa odissea sono stato sottoposto a uno stress enorme, ma se riusciamo a mantenere questa solidarietà possiamo avere la forza di continuare la lotta e far pressione sull’opinione pubblica.” Mehmet Tarhan

 

La sua liberazione è una vittoria prima di tutto per la sua determinazione di rifiutare l’”offerta” dell’esercito di evitare il militare permettendo che lo classificassero come “malato” perché è gay.  Ha rifiutato di sottomettersi all’esame anale, l’equivalente del famigerato “test di verginità”, da decenni usato dalla polizia e dall’esercito turco come pretesto per perpretare stupri e altre violenze sessuali contro le donne, curde e turche.

 

“In realtà tutte le donne in Turchia vengono perseguitate, persino nelle scuole, dove il preside per legge ha il diritto di far eseguire i test di verginità.  La Corte di Cassazione ha decretato adesso che l’esame fisico forzato è una violazione dei diritti umani e dell’integrità della persona.  E’ ironico che la sentenza sia arrivata in relazione a un uomo piuttosto che a una donna – tale è la struttura patriarcale della nostra società – ma è una grande vittoria anche per le donne.  La lotta delle donne contro i test di verginità ha contribuito alla vittoria nel mio caso, e adesso c’è un precedente a cui le donne si possono riferire.” Mehmet Tarhan

 

La liberazione di Mehmet è stata anche vinta da sua madre e sua sorella che hanno lavorato non-stop per questo giorno, nonostante la cattiva salute e le privazioni economiche per la perdita di due salari, quello di Mehmet e quello di suo fratello Yusuf, che venne arruolato nell’esercito nello stesso periodo in cui Mehmet era in carcere. 

 

“La mattina dopo che hanno rilasciato Mehmet, quando mi sono svegliata ho dovuto controllare che fosse là davvero.  Naturalmente c’è sempre il rischio che potrebbero mandarlo un’altra volta in prigione, ma oggi siamo andati a fare una passeggiata sulla spiaggia ed è meraviglioso vederlo.” Emine Tarhan, sorella di Mehmet.

 

“Per molte notti non sono riuscita a dormire, ma adesso la felicità viene assieme con ogni tipo di emozioni.  Prendo 15 pillole al giorno che mi permettono di continuare a funzionare, senza di quello non potrei reggermi in piedi, ma oggi sì che riesco a reggermi in piedi .” Hatice Tarhan, madre di Mehmet.

 

La liberazione di Mehmet Tarhan è una vittoria per i 350-500.000 renitenti alla leva in Turchia e per i detenuti delle prigioni militari e le loro famiglie – molte hanno dimostrato il loro appoggio per Mehmet.

 

La sua resistenza ha ispirato Payday e altre organizzazioni a riunire una rete senza precedenti – attivisti contro la guerra, refusenik, anti-militaristi, anarchici, organizzazioni per i diritti delle donne, delle lesbiche e dei gay e per i diritti umani in almeno 13 paesi.  Le  proteste internazionali hanno allertato numerosi Parlamentari Europei a sollevare il caso di Mehmet Tarhan a Strasburgo, avvertendo le autorità turche che se andranno avanti con le loro azioni repressive continueranno a mettersi nei guai.  Una mozione in appoggio a Mehmet Tarhan è stata fatta circolare nel Parlamento Scozzese.

 

L’esercito potrebbe ancora tentare di costringere Mehmet Tarhan a fare il militare.  Ma una recente vittoria nella Corte Europea per i Diritti Umani (ECHR) ottenuta da un altro obiettore di coscienza, Osman Murat Űlke, ha dichiarato la Turchia colpevole di infliggere un “trattamento degradante” per l’uso della minaccia o dell’imposizione di incarcerazioni ripetute.  L’ECHR ha descritto la “vita clandestina” che un obiettore di coscienza è costretto a condurre in Turchia come “morte civile”. 

 

La vigilanza internazionale deve impedire qualsiasi ulteriore persecuzione del Sig. Tarhan, del Sig. Űlke e degli altri 80 che si sono dichiarati obiettori di coscienza.   

 

La Turchia è uno dei quasi 100 paesi che impongono la coscrizione obbligatoria e uno dei 70 paesi che non riconosce l’obiezione di coscienza.  La Turchia deve essere costretta a rispettare le direttive dell’EHCR e altre norme internazionali, riconoscendo il diritto all’obiezione di coscienza, e deve abolire dai suoi regolamenti militari la definizione dell’omosessualità come malattia.   

 

 

Disponibili per interviste:

Mehmet Tarhan (in turco) 00 90 536 632 3883

Giorgio Riva, Payday (in inglese o in italiano) 00 44 780 378 9699

Uğur Yorulmaz, Iniziativa per la Solidarietà con Mehmet Tarhan (in turco o in inglese) 00 90 536 895 9290

 

 

distribuito da:

Wages Due Lesbians (Lesbiche per il Salario Dovuto), una rete internazionale multirazziale che conduce una campagna per i diritti economici, legali e umani delle donne lesbiche e bisessuali. 

Tel 00 44 20 7482 2496 Email wdl@allwomencount.net  Web www.globalwomenstrike.net    

Payday, una rete internazionale multirazziale di uomini, gay ed etero, che lavora con il Global Women’s Strike (Sciopero Globale delle Donne)

Tel 020 7209 4751 Email payday@paydaynet.org  Web www.refusingtokill.net

 

13 marzo 2006

 

home