Il Ten. Watada parla alla Convenzione Nazionale dei Veterani
Seattle, USA, 14 agosto 2006


Grazie a tutti. Grazie a tutti per questo fantastico appoggio. Sono onorato e felice di essere assieme a voi stasera in questa sala. Essere così in compagnia di tanti meravigliosi oratori è un invito alla modestia.

Voi siete tutti autentici patrioti americani. Anche se avete lasciato l'uniforme da molto tempo, continuate a combattere esattamente per gli stessi principi che avete un tempo giurato di sostenere e di difendere. Nessuno conosce la devastazione e la sofferenza della guerra meglio dei veterani, che è la ragione per cui dobbiamo essere sempre i primi a impedirla.

Non ero sicuro di che cosa dire stasera. Pensavo che, come leader, in generale dovrei parlare per motivare. Ora so che qui non siamo tra i militari e di sicuro ci sono molti tra voi che a un certo punto sono stati di un grado superiore - e, sì, sono solo un tenente.

Eppure mi sembra che siamo tutti cittadini di questo grande paese e quello che ho da dire non dipende dal grado - parlo da un cittadino ad un altro. Negli ultimi tre anni abbiamo visto tutti questa guerra lacerare il nostro paese.

Sembra che niente di quello che facciamo, dai presidi, alle proteste, alle lettere al Congresso, abbia effetto nel persuadere le autorità costituite. Stasera vi parlerò delle mie idee per un cambiamento di strategia. Stasera sono qui per un atto di fede. La mia azione non è la prima e non sarà certamente l'ultima. Ma, da parte di quelli che verranno, io richiedo il vostro aiuto - il vostro sacrificio - e quello di innumerevoli altri Americani. Posso fallire. Possiamo fallire. Ma niente di quello che abbiamo tentato fino a questo momento ha funzionato. È il momento di cambiare e il cambiamento incomincia con tutti noi.

Oggi sono qui davanti a voi non come un esperto - non come uno che pretende di avere tutte le risposte. Sono semplicemente un Americano e un servo del popolo americano. Oggi queste sono le mie modeste opinioni. Mi rendo conto che potete non essere d'accordo con tutto quello che devo dire. Tuttavia, non ho scelto di essere un leader per conquistarmi popolarità. L'ho fatto per servire e rendere migliori i soldati di questo paese. E ho giurato di adempiere a quest'incarico rispettando la legge.

Oggi parlo con voi di un'idea radicale, nata proprio dal concetto di soldato americano (o membro in servizio). Quest'idea divenne cruciale per porre fine alla guerra del Vietnam - ma è dimenticata da molto tempo. L'idea è questa: che per fermare una guerra illegale e ingiusta, i soldati possono scegliere di smettere di combattere.

Ora, per il soldato questo non è un compito facile. Perché lui o lei deve rendersi conto che lo stanno usando per dei sordidi guadagni. I soldati devono ritenere se stessi responsabili per le azioni individuali. Devono ricordarsi che il dovere verso la Costituzione e il popolo soppianta le ideologie dei loro leader. Il soldato deve essere disposto ad affrontare l'ostracismo dei suoi compagni, a preoccuparsi per la sopravvivenza della sua famiglia e naturalmente per la perdita della sua libertà personale. I soldati devono sapere che resistere a un governo autoritario in patria è importante tanto quanto combattere contro un'aggressione straniera sul campo di battaglia. Infine, quelli che indossano l'uniforme devono sapere con assoluta certezza che quando rifiutano ordini immorali e illegali la gente li appoggerà non semplicemente con le parole ma con i fatti.

Il soldato americano deve prevalere sulla pressione sociale che gli dice che deve sempre obbedire all'autorità senza fare domande. Il grado deve essere rispettato ma mai seguito ciecamente. La consapevolezza della storia delle atrocità e delle distruzioni perpetrate in nome dell'America - attraverso l'intervento diretto o attraverso le guerre fatte per suo conto - è assolutamente fondamentale. Deve capire che questa è una guerra fatta non per legittima difesa ma per scelta, per il profitto e per il dominio imperialista. Le Armi di Distruzione di Massa, i legami con Al Qaeda e i legami con l'11 Settembre non sono mai esistiti e non esisteranno mai. Il soldato deve sapere che i nostri leader, eletti di stretta misura e in modo dubbio, hanno intenzionalmente manipolato le prove presentate al Congresso, al pubblico e al mondo per costruire le ragioni per andare in guerra. Devono sapere che né il Congresso né questo governo hanno l'autorità di violare la proibizione della guerra preventiva - una legge americana che è in vigore ancora oggi. Questo stesso governo ci usa per le sue sfacciate violazioni di leggi che resistono alla prova del tempo e che mettono al bando la tortura e l'umiliazione dei prigionieri di guerra. Anche se il soldato americano vuole fare quello che è giusto, l'illegalità stessa dell'occupazione, la politica di questo governo e le norme di combattimento applicate da comandanti di campo sotto pressione lo costringeranno a esser complice di crimini di guerra. Per agire, i soldati devono conoscere almeno alcuni di questi fatti, se non tutti.

Mark Twain un giorno affermò: "Ogni uomo deve decidere solo per sé che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, quale corso d'azione è patriottico e quale non lo è. Non è possibile sottrarsi a questo ed essere un uomo. Decidere contro la propria convinzione vuol dire essere un traditore senza mezzi termini né scuse, sia nei propri confronti sia nei confronti del proprio paese..." Secondo questo principio, ogni soldato americano, marine, aviatore e marinaio, è responsabile per le sue scelte e le sue azioni. La libertà di scegliere è una libertà che solo noi possiamo negarci.

Noi prestiamo giuramento non a un uomo ma a un documento di principi e di leggi ideato per proteggere il popolo. Quando ci si arruola nelle forze armate non si rinuncia al proprio diritto di cercare la verità, non è un pretesto per non pensare razionalmente o per non esercitare la nostra facoltà di distinguere tra il bene e il male. "Eseguivo solo degli ordini" non è mai una scusa.

I processi di Norimberga hanno mostrato all'America e al mondo che tanto i civili quanto i soldati hanno l'obbligo irrinunciabile a rifiutare la complicità nei crimini di guerra perpetrati dai loro governi. L'uso generalizzato della tortura e il trattamento inumano dei detenuti è un crimine di guerra. Una guerra di aggressione nata da una politica non ufficiale di prevenzione è un crimine contro la pace. Un'occupazione che viola l'essenza autentica delle leggi umanitarie internazionali e la sovranità di un paese è un crimine contro l'umanità. Questi crimini sono finanziati dai dollari delle nostre tasse. Se i cittadini scelgano di rimanere in silenzio per autoimposta ignoranza o per scelta, questo li rende comunque colpevoli di questi crimini alla stessa stregua dei soldati.

La Costituzione non è un semplice documento - non è né vecchia, né antiquata, né irrilevante. È l'incarnazione di tutto quello che è caro agli Americani: verità, giustizia ed eguaglianza per tutti. È la formula per un governo del popolo e da parte del popolo. È la base di un governo trasparente e responsabile nei confronti dei cittadini, che il governo serve. La Costituzione impone un sistema di controlli ed equilibri e la separazione dei poteri per impedire quel male che è la tirannide.

Per quanto rigorosa, la Costituzione non è infallibile. Non tiene pienamente conto della fragilità della natura umana. Il profitto, l'avidità e la sete di potere possono corrompere gli individui tanto quanto possono corrompere le istituzioni. I fondatori della Costituzione non potevano immaginare quanto i soldi avrebbero infettato il nostro sistema politico. Né potevano credere che un esercito permanente sarebbe stato usato per il profitto e il "destino manifesto" di espanderci. Che come sotto qualsiasi comune dittatura, i soldati avrebbero ricevuto ordini per commettere atti di natura talmente efferata da venire considerati ignobili e non degni di un paese libero.

Il soldato americano non è un mercenario. Lui o lei non combatte in guerra semplicemente per ricevere un pagamento. In realtà, la condizione del soldato americano è peggiore di quella di un mercenario. Perché un mercenario può andarsene se le azioni del suo datore di lavoro gli fanno schifo. Invece, specialmente quando si tratta di una guerra, i soldati americani diventano dei semi-schiavi sia che si siano arruolati per patriottismo che a causa di disperate condizioni economiche. Quello che il soldato pensa sia moralmente giusto, è importante o no? Se questa è una guerra fatta per necessità, perché costringere uomini e donne a combatterla? Quando si tratta di una guerra basata sull'ideologia, la linea di distinzione tra il giusto è l'ingiusto diventa confusa. Che tragedia quando il termine "Comma 22" arriva a definire la moderna struttura militare americana!

A parte la realtà di questo regime di semi-schiavitù, il soldato americano è in teoria molto più nobile. Soldato o ufficiale, quando presta giuramento lo fa prima di tutto verso la Costituzione e verso il popolo protetto dalla Costituzione. Se i soldati si rendessero conto che questa guerra è contraria ai dettami della Costituzione - se si alzassero in piedi e deponessero le armi - nessun Presidente potrebbe mai più iniziare una guerra per sua scelta. Quando diciamo: "Contro tutti i nemici esterni ed interni," che facciamo se i leader eletti diventano il nemico? Eseguiamo gli ordini di chi? La risposta è: la coscienza che c'è in ogni soldato, in ogni Americano e in ogni essere umano. Il nostro dovere verso la Costituzione è un obbligo, non una scelta.

Le forze armate, e specialmente l'esercito, sono un'istituzione di fratellanza e di intimo cameratismo. Lo spirito di corpo esiste per garantire la coesione, ma reprime l'individualismo e il pensiero individuale. È difficile staccarsi dall'idea di fratellanza se l'alternativa è la solitudine e l'isolamento. Se vogliamo che i soldati scelgano il cammino giusto ma arduo, devono sapere con assoluta certezza che verranno appoggiati dagli Americani. Per appoggiare le truppe che resistono dovete fare sentire la vostra voce. Se vedranno che ad appoggiarmi sono migliaia di persone, i soldati lo sapranno. Sento il vostro appoggio, come anche Suzanne Swift e Ricky Clousing, ma molti altri non lo sentono. Sempre di più i soldati mettono in discussione quello che gli vien chiesto di fare. Ma la maggioranza non ha la consapevolezza della verità sepolta dietro i titoli di testa. Molti di più non vedono alternativa all'ubbidienza. Dobbiamo indicare una scelta ai soldati più disponibili e dobbiamo dargli il coraggio di agire.

Tre settimane fa il Sergente Hernandez della 172° Brigata Stryker è stato ucciso, lasciando moglie e due bambini. In un'intervista sua moglie ha dichiarato che il marito aveva sacrificato la vita perché la sua famiglia potesse sopravvivere. Sono sicuro che il Sergente Hernandez amava il cameratismo dei suoi commilitoni, ma, se avesse potuto scegliere, dubito che si sarebbe messo nella posizione di lasciare una famiglia senza marito e senza padre. Ma, vedete, questo è il punto. Gente come il Sergente Hernandez non ha scelta. Le scelte sono combattere in Iraq o far morire di fame la famiglia. Molti soldati non rifiutano in massa questa guerra perché, come tutti noi, pongono il valore della loro famiglia al di sopra della propria vita e forse della propria coscienza. Chi sarebbe disposto a fare anni di prigione per dei principi e per la morale, lasciando la famiglia senza sostegno?

Vi dico questo perché dovete sapere che per fermare questa guerra, perché i soldati smettano di combatterla, devono avere l'appoggio incondizionato della gente. Io ho visto quest'appoggio con i miei occhi. Per me è stato un atto di fede. Altri soldati non possono permettersi questo lusso. Devono sapere che li appoggeremo e voi dovete mostrarglielo. Convincerli che non importa quanto tempo staranno in prigione, non importa quanto tempo questo paese impiegherà a raddrizzarsi - le loro famiglie avranno comunque un tetto sulla testa, cibo nello stomaco, opportunità e istruzione. È un compito difficile. Richiede sacrifici da parte di tutti noi. Perché i Canadesi devono dare vitto e alloggio ai nostri compatrioti Americani che hanno scelto di fare quello che è giusto? Dovremmo essere noi quelli a prendersi cura della nostra gente. Siamo tanto senza forza, siamo tanto senza la volontà di rischiare qualche cosa per quelli che possono veramente far finire questa guerra? Come si fa ad appoggiare le truppe ma non la guerra? Si fa appoggiando quelli che la possono davvero fermare; facendogli sapere che la resistenza a partecipare a una guerra illegale non è futile e non è senza futuro.

Io non ho violato nessuna legge, a parte il codice del silenzio e della lealtà incondizionata. Se sono colpevole di qualche reato è che ho saputo troppo e mi sono preso troppo a cuore la perdita dei miei commilitoni e di altri esseri umani miei simili. Se devo essere punito dovrei esserlo per non aver agito prima. Martin Luther King Jr. disse una volta: "La storia dovrà registrare che la più grande tragedia di questo periodo ... non fu lo stridulo clamore dei cattivi, ma il terrificante silenzio dei buoni."

Ora, io non sono un eroe. Sono un leader di uomini che ha detto basta e basta. Quelli che volevano la guerra prima dell'invasione paragonarono l'attività diplomatica con Saddam ai compromessi fatti con Hitler. Io dico, siamo noi a fare dei compromessi adesso, permettendo di agire impunemente a un governo che usa la guerra come la prima invece che l'ultima opzione. Molti l'hanno detto delle Torri Gemelle: "Mai più". Io sono d'accordo. Non permetteremo mai più a quelli che minacciano il nostro modo di vita di tenere liberamente il campo - siano essi terroristi o funzionari eletti. Il momento per reagire è adesso - il momento di assumerci le nostre responsabilità è oggi stesso.

Voglio finire con un'altra citazione da Martin Luther King Jr.:

"Chi viola una legge ingiusta, che la sua coscienza gli dice che è ingiusta, e che è disposto ad accettare la punizione della prigione per risvegliare la coscienza della comunità davanti all'ingiustizia, sta in realtà esprimendo il più alto rispetto per la legge."

Grazie e Dio vi benedica tutti.

Tradotto e distribuito a cura di Payday, una rete internazionale di uomini che lavora con lo Sciopero Globale delle Donne

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