Interrogazione scritta al Parlamento Europeo sull’obiezione di coscienza
in Turchia
Oggetto: Incarcerazione, intimidazione e punizione
ripetuta degli obiettori di coscienza al servizio militare in Turchia e
correzione di pratiche inaccettabili 3. La Commissione è al corrente del fatto che dall’8 aprile 2005 l’obiettore di coscienza Mehmet Tarhan si trova rinchiuso nella prigione militare di Sivas in Turchia, dove altri prigionieri lo picchiano, lo umiliano e lo minacciano di morte con l’approvazione delel guardie, e che è stato solo grazie a uno sciopero della fame di 28 giorni gli è stato possibile garantire l’uguaglianza nel trattamento e una visita da parte di medici indipendenti? Inoltre, la Commissione è al corrende del fatto che il 12 luglio, dopo un ulteriore rifiuto di prestare servizio militare, è cominciato un nuovo processo contro Mehmet Tarhan? 4. La Commissione pensa che il pubblico ministero e le autorità della prgione agiscano qui in modo indipendente, e che le loro azioni verranno punite e corrette dalle autorità turche, oppure queste azioni sono state interamente in linea con la legislazione turca e la politica del governo turco? 5. Che possibilità c’è di offrire asilo politico negli Stati Membri dell’Unione Europea a Mehmet Tarhan e a quattro altre recenti vittime di una legislazione sorpassata e di pratiche che violano i diritti umani? 6. Quale ruolo ricoprirà il trattamento degli obiettori di coscienza nelle prossime trattative con la Turchia per il suo accesso all’Unione Europea? Risposta di Olli Rehn a nome della Commissione Europea 12 settembre 2005 La Commissione è al corrente del caso del Sig. Mehmet Tarhan, che è stato accusato di “insubordinazione di fronte alla sua unità [militare]” ai sensi dell’Articolo 88 del Codice Penale Militare turco. Il caso sembra sollevare una serie di questioni alla luce della Convenzione Europea sui Diritti Umani e il Sig. Tarhan o i suoi rappresentanti legali potrebbero valutare la possibilità di far domanda al Tribunale Europeo dei Diritti Umani quando tutte le istanze nazionali sono state esaurite. La Turchia non riconosce il diritto all’”obiezione di coscienza” al servizio militare obbligatorio e non offre nessun servizio civile alternativo. Questo non è in linea con la Carta dell’Unione Europea dei Diritti Fondamentali che afferma che: “il diritto all’obiezione di coscienza viene riconosciuto in conformità con la legislazione nazionale che governa l’esercizio di tale diritto.” La Commissione continuerà a monitorare attentamente l’osservanza da parte della Turchia dei criteri politici di Copenhagen, compresi i diritti umani, e farà un rapporto con la sua valutazione nel Regolare Rapporto sulla Turchia 2005, da pubblicarsi nel novembre 2005. |